Questo piccolo bizzarro genere di orchidee, dai fiori vistosi e dal lungo periodo di riposo invernale, conta circa 19 specie, diffuse principalmente nelle zone montuose fra 600 e 3.500 metri, negli stati della Cina meridionale (Yunnan, Jiangxi, Sichuan, Guizhou, Hubei, Hunan, Guangdong) ma anche a Taiwan e nel Vietnam, Laos, Thailandia, Birmania, stati dell’India nord-orientale, Bhutan e Nepal.
Scoperte per la prima volta dall’esploratore scozzese Francis Buchanan-Hamilton nel 1803, nel 1825 furono raggruppate in un nuovo genere dal botanico David Don con un nome tratto dall’antica mitologia greca: Pleione, una ninfa, figlia del titano Oceano e di Teti, madre delle Pleiadi: tutta una stirpe di divinità fluviali. La fioritura di queste orchidee avviene una sola volta l’anno ed è particolarmente spettacolare nei grandi gruppi che queste piante formano negli anni se ben coltivate.
Le Pleione vivono immerse nel muschio sui tronchi degli alberi o su margini rocciosi; oppure su substrati di foglie secche, sempre esclusivamente in climi monsonici, con inverni freddi o freschi, ma decisamente secchi, e stagioni calde estremamente piovose. Per questo motivo in autunno perdono le foglie, e gli organi di riserva (gli pseudobulbi) restano dormienti fino alla primavera successiva, quando la maggior parte delle specie va a fioritura. Un piccolo gruppo di tre specie è caratterizzato invece da una fioritura
autunnale.
Introdotte in coltivazione nell’Inghilterra del XIX secolo, queste orchidee hanno conquistato una più vasta popolarità dalla fine degli anni Settanta del Novecento, quando la crisi petrolifera spinse molti appassionati di piante esotiche a orientarsi verso specie da serra fredda, senza riscaldamento invernale. Da quegli anni è iniziata una sempre più intensa attività di collezionismo, selezione ed ibridazione, per ottenere piante più rustiche, dai colori e dalle forme più vari o dalla fioritura invernale. Attualmente sono registrati più di 350 ibridi artificiali che, assommandosi alle specie botaniche, hanno esteso le fioriture di questo genere botanico complessivamente da ottobre fino al maggio successivo.
Tutte le Pleione necessitano in coltivazione in vaso con un composto aperto e drenante ma tuttavia capace di trattenere l’umidità. Per questo è consigliato un mix di corteccia di conifera fine, foglie secche sminuzzate, sfagno secco, e agriperlite o un altro inerte leggero. Le specie più semplici da coltivare sono senza dubbio la Pleione formosana (la più diffusa) e la Pleione grandiflora e un suo ibrido naturale Pleione x barbarae. Queste piante si acquistano principalmente a pseudobulbo nudo nella stagione invernale facendo attenzione che il nuovo getto e le eventuali nuove radici siano sani e non danneggiati.
LE SPECIE
Pleione albiflora P.J. Cribb & C.Z. Tang 1983
Pleione aurita P.J. Cribb & H. Pfennig 1988
Pleione bulbocodioides (Franch.) Rolfe 1903
Pleione chunii C.L. Tso 1933
Pleione coronaria P.J. Cribb & C.Z. Tang 1983
Pleione formosana Hayata 1911
Pleione forrestii Schltr. 1912
Pleione grandiflora (Rolfe) Rolfe 1903
Pleione hookeriana (Lindl.) Rollisson 1875
Pleione humilis (Sm.) D. Don 1825
Pleione kaatiae P.H. Peeters 2003
Pleione limprichtii Schltr. 1922
Pleione maculata (Lindl.) Lindl. & Paxton 1851
Pleione pleionoides (Kraenzl.) Braem & H.Mohr 1989
Pleione praecox (Sm.) D. Don 1825
Pleione saxicola Tang & F.T. Wang ex S.C. Chen 1987
Pleione scopulorum W.W. Sm. 1921
Pleione vietnamensis Aver. & P.J. Cribb 1999
Pleione yunnanensis (Rolfe) Rolfe 1903
GLI IBRIDI NATURALI
Pleione × christianii Perner 1999
Pleione × confusa P.J. Cribb & C.Z. Tang 1983
Pleione × kohlsii Braem 1991
Pleione × lagenaria Lindl. & Paxton 1851
Pleione × taliensis P.J. Cribb & Butterf. 1999
BIBLIOGRAFIA E FONTI WEB
Ph. Cribb – I. Butterfield, The Genus Pleione, (2a ed.), Kew Gardens, 1999.
G. Torelli, Il genere Pleione, in «Caesiana, Rivista italiana di Orchidologia», 2000.
www.pleione.info
www.giorchids.it