Un genere per appassionati che vogliono conferire un aspetto particolare al giardino di fine inverno. Diamo un’occhiata alle specie più diffuse e conosciute.
Helleborus niger
Questa specie diffusa sulle Alpi centro orientali da altitudini medie sino ai pascoli è la più conosciuta dalle nostre popolazioni alpine e chiamata erroneamente «bucaneve». I bambini e gli anziani raccoglievano questi fiori, ora protetti, e li vendevano in città dove venivano utilizzati per la realizzazione di bouquet. Spesso durante le escursioni venivano raccolte le piante e messe a dimora in orti e giardini. Così in tutta la zona subalpina molti hanno, senza saperlo, nei propri spazi verdi questa specie ormai invecchiata da decenni di vegetazione ma ancora in grado di formare ampie masse di fiori bianchi. Esistono in natura delle popolazioni leggermente rosate e altre che, terminata la fioritura, acquistano una colorazione rosa intenso più o meno omogenea. Si tratta di pigmenti antocianici la cui produzione è stimolata dalle escursioni termiche. I fiori sono larghi 5-7 centimetri nella subsp. niger e possono raggiungere 8-10 centimetri nella subsp. macranthus. In natura si può trovare in compagnia di Cyclamen purpurascens, Primula vulgaris e Hepatica nobilis. Si tratta in tutti i casi di piante con un elevato valore ornamentale, che ben si adattano a creare nel giardino degli angoli ‘selvatici’ a fioritura invernale con un elevato valore estetico. Rispetto a altri ellebori tollera meglio condizioni di ombra elevata ma, avendo un apparato radicale abbastanza superficiale (15-20 centimetri di profondità), risulta più sensibile a prolungati periodi di siccità. Contrariamente a quanto spesso si crede non si tratta di una pianta acidofila ma, come gli altri ellebori, gradisce terreni neutri o subalcalini e sembra gradire apporti di carbonati.
Helleborus foetidus
Non c’è nulla di più ingeneroso che dare ad una pianta tanto bella un nome così ingrato. Non ho mai percepito nelle aree colonizzate da questa specie un odore sgradevole. Certo, se stropicciate le foglie emettono un odore acre, ma questo è abbastanza comune a molte piante che si trovano in natura o nei nostri giardini. Al contrario, cosa abbastanza inusuale, alcune piante sono profumate. Presente in buona parte dell’Europa e in quasi tutta Italia dalla pianura sino ai 2000 metri di altitudine si può considerare l’elleboro in assoluto più diffuso. Pianta alta sino ad un metro, dal portamento leggero e delicato dato dalle foglie molto divise e dall’infiorescenza formata da numerosi fiori campanulati di colore verde chiaro con bordo porpora. In natura
la troviamo su terreni calcarei, ricchi di sostanza organica e ben drenati accompagnata da Hedera, Vinca e Cyclamen hederifolium. Sono poche le specie in grado di polarizzare così profondamente le opinioni di clienti e giardinieri; c’è chi lo ama e chi lo disprezza. Queste opinioni sono spesso legate alle esperienze avute coltivando questo elleboro. La pianta ha radici abbastanza delicate e superficiali che la rendono poco adattabile. Una buona parte delle piante muore entro un anno dall’impianto mentre altre naturalizzate si moltiplicano cosi tanto da diventare invadenti.
Helleborus orientalis
Quest’elleboro è presente nella zona del Caucaso con tre sottospecie: orientalis (bianco), abcasicus (porpora) e guttatus (bianco guttato). Questa suddivisione è artificiosa perché in natura le tre sottospecie sono interfeconde e si possono trovare con infinite sfumature intermedie. La sua somiglianza con l’elleboro attualmente commercializzato ha fatto sì che sino a dieci anni fa tutti gli ibridi venduti erano etichettati come Helleborus orientalis. Queste piante sono sempreverdi con un bel fogliame lucido. Il vigore e l’abbondante fioritura non le rendono inferiori agli ibridi attualmente in commercio. Per questo
motivo sono spesso inseriti nei giardini da parte di quei giardinieri
che per scelta vogliono solo specie botaniche mantenendo comunque
un’ottima qualità estetica.
Helleborus argutifolius
Di particolare bellezza è anche questo elleboro, tra i più alti in natura (circa 100 cm). Un tempo era chiamato H. corsicus perché lo si poteva incontrare facilmente passeggiando tra colline, boschi e torrenti della Corsica, dal livello del mare sino ai 2000 metri di altitudine, in compagnia di Cyclamen repandum, Euphorbia spp. e Lavandula, ma la sua distribuzione sconfina anche in Sardegna. Questa specie non viene frequentemente introdotta nei giardini nonostante il suo elevato valore estetico. Gli steli sono forniti di belle foglie trilobate a margine seghettato e dopo il periodo invernale sviluppano all’apice un grappolo di fiori di colore verde chiaro. La fioritura è tardiva rispetto agli altri ellebori completandosi ad aprile ma non passa inosservata, conferendo all’ambiente un aspetto rupestre e selvatico, che gli altri ellebori non hanno. Può essere coltivato in posizione assolata, dove rimane più compatto, oppure all’ombra, dove reclinerà i suoi steli verso terra in tarda estate. Purtroppo non ama il clima caldo umido che caratterizza molte zone d’Italia e in risposta a estati calde e piovose può improvvisamente morire. Fortunatamente la sua elevata capacità di semina garantisce la persistenza anche nei giardini non ideali per il suo sviluppo. ‘Fratello minore’ di questa specie è H. lividus. Più piccolo rispetto
all’elleboro della Corsica, lo si identifica facilmente per le sfumature brune su peduncoli, steli e fiori. Originario dell’isola di Maiorca è ora considerato abbastanza raro nell’ambiente naturale ed è poco utilizzato in giardino a causa della sua delicatezza. Per questo noi lo coltiviamo e lo consigliamo in vaso, dove esprime il meglio con un portamento elegante e le sue stupende sfumature di colore.
Gli ellebori verdi italiani
In tutte le zone collinari e montuose italiane, dalla Lombardia alla Sicilia con una distribuzione più o meno omogenea, è possibile trovare specie di ellebori caratterizzate da fiori di colore verde o verde giallastro. Helleborus viridis è presente al nord mentre H. multifidus subsp. bocconei è presente nel centro-sud. In realtà i botanici hanno individuato anche altre popolazioni con caratteristiche tali da far pensare a specie autonome. Tra queste troviamo H. liguricus e H. abruzzicus. Il primo, presente tra Liguria e Toscana, è un elleboro grande ed elegante con fiori color crema con sfumature verdi e un leggero profumo che ricorda quello dei limoni. Insieme agli altri ellebori spontanei meriterebbe uno spazio maggiore in giardino, dove si può abbinare a felci, Cyclamen coum, Fritillaria spp., Crocus spp., Vinca spp. e Viola spp., tutte specie che lo accompagnano anche in natura. Un discorso diverso andrebbe fatto per H. abruzzicus, che rappresenta una particolarità botanica: le sue foglie molto divise lo accomunano a H. multifidus subsp. hercegovinus che si trova sulla sponda opposta dell’Adriatico, facendo pensare a un progenitore comune. Questi due presunti fratelli sono accomunati anche da una notevole lentezza nella crescita e da una fioritura scarsa. La sua introduzione in giardino richiede un po’ di pazienza, sicuramente ripagata dall’elegante aspetto della pianta adulta, simile per leggerezza e portamento a una felce.
Gli ellebori dei Balcani
La zona in assoluto più ricca di specie e varietà di elleboro è quella dei Balcani. Dall’Italia del nord-est, dove sconfina Helleborus istriacus e via scendendo sino alla Grecia dove troviamo H. cyclophyllus, si susseguono H. purpurascens, H. croaticus, H. torquatus e altri ancora, quasi tutti caratterizzati da colori scuri nelle tonalità del bruno-viola con riflessi verdastri. In generale sono di piccola taglia e crescita lenta. Alcuni sembrano gradire anche esposizioni soleggiate oppure sono a foglia caduca. Questi ellebori sono tra i più venduti e rappresentano piccole perle da inserire in giardino. Non avranno mai, anche a causa del loro colore scuro, l’impatto decorativo degli altri ellebori descritti in precedenza, ma sono gratificanti per gli appassionati botanici e per i collezionisti. Tra tutti si segnala Helleborus torquatus a fiore doppio, trovato da Elizabeth Strangman come pianta spontanea sul Montenegro e dal quale hanno avuto origine magnifiche varietà a fiore doppio.
Gli ellebori rari
Gli ellebori sono tipiche piante europee. Le Americhe, l’Australia, il Giappone, l’Africa non hanno nemmeno una specie spontanea. Fa eccezione Helleborus thibetanus, scoperto in una zona circoscritta della Cina in boschi e prati, completamente isolata e distante da tutte le altre specie. Questa pianta ha pochi ma agguerriti sostenitori che la cercano e l’acquistano appena disponibile in vivaio. Il suo colore rosa chiaro e le foglie verdi argentate gli conferiscono un fascino irresistibile. Purtroppo la sua crescita lenta e la difficoltà di naturalizzazione in giardino fanno desistere molti appassionati giardinieri. Se poi aggiungiamo che le foglie e il fiore seccano completamente in estate si riduce ulteriormente la possibilità di uso ornamentale. Tra tutti gli ellebori comunque il più raro è Helleborus vesicarius. Localizzato tra Turchia e Siria, è praticamente introvabile. A crescita lentissima ed estremamente difficile da naturalizzare, rimane una pura curiosità botanica.